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sabato 7 aprile 2018

Repubblica Italiana, Tribunale di Salerno (aula 16): una breve cronaca giudiziaria



Repubblica Italiana, Tribunale di Salerno (aula 16), 31 gennaio 2018

Ore 9.20  In attesa dell’inizio della seconda udienza dibattimentale del cosiddetto processo Chernobyl. La prima “vera” udienza è stata celebrata il 20 ottobre 2017, dopo circa tre anni di rinvii e dopo un cambio della presidenza. Ricordiamo infatti le date: il 17 dicembre 2014 la prima udienza non fu celebrata per un difetto di notifica. A questa “prima udienza” si sono succeduti altri nove tentativi di inizio de lprocesso andati a vuoto a causa di vari motivi: altri difetti di notifica, astensioni degli avvocati penalisti e un allarme bomba (che sembrava quasi ad orologeria).

Il nono tentativo non è andato a vuoto e il 20 ottobre 2017 il collegio giudicante decideva di ascoltare, nell’udienza successiva, i testimoni indicati dal pubblico ministero sulla questione legata agli sversamenti illeciti di 980mila tonnellate di rifiuti speciali in varie località delle Campania.

Ore 10.00 La prima udienza in calendario riguarda una questione legata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Ore 10.45 Terminata la parte dedicata allo spaccio di droghe, la seconda udienza dibattimentale del processo Chernobyl può iniziare.

Ore 11.45 Si inizia con il lungo appello: l’elenco degli imputati è lungo, come sappiamo; le parti civili sono rappresentate dai legali di alcuni comuni del Vallo di Diano e del beneventano, di alcune associazioni, tra le quali Legambiente e il Codacons, e dai legali incaricati dalla Provincia di Salerno e dal Ministero dell’Ambiente.

A mezzogiorno circa si procede all’interrogatorio, da parte del pubblico ministero, dell’unico teste chiamato a deporre: un maresciallo maggiore del NOE (Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) che aveva artecipato alle indagini. Già prima della deposizione avevamo assistito a uno scambio di battute tra un avvocato difensore e il presidente del collegio giudicante. Il senso dell’interlocuzione era il seguente. L’avvocato si rivolge al presidente facendo comprendere abbastanza chiaramente che la giustizia italiana potrebbe anche fare a meno di celebrare questi processi per occuparsi di cose ben più gravi e che un’eventuale rapida conclusione dello stesso potrebbe concedere più tempo alla giustizia di perseguire reati gravi. Ma nulla faceva presagire quanto era da venire.

Nell’interrogazione abbiamo sentito distintamente che si faceva riferimento soltanto a rifiuti speciali non pericolosi ed esclusivamente alla matrice liquida. Intanto, nella richiesta di rinvio a giudizio dei 38 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata Chernobyl condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere tra gennaio 2006 e giugno 2007, si legge:

smaltimento illecito di imponenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, allo stato solido, liquido e semiliquido, rifiuti costituiti in particolare da fanghi da depurazione delle acque reflue urbane e sabbie provenienti dal trattamento delle acque reflue, nonché rifiuti liquidi provenienti dal porto di Napoli, da ospedali e lidi balneari del litorale domizio, e da una pluralità di fosse settiche di impianti ospedalieri e strutture private, per una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti stimabile in circa 980.000 [tonnellate, n. d. r.]  in circa 18 mesi

e ancora

venivano smaltiti illegalmente fanghi tossici…fanghi assolutamente pericolosi in quanto rifiuti speciali da smaltire in discarica   

È poi vero che la stessa Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, il 16 agosto del 2007, spediva ai sindaci dei Comuni, nei quali ricadevano i terreni interessati dagli sversamenti, una comunicazione in cui si chiedeva alle Amministrazioni competenti di intervenire. Il testo della missiva viene di seguito testualmente riprodotto.

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Procura della Repubblica
Santa Maria Capua Vetere

Quest’Ufficio accertava smaltimenti illeciti di imponenti quantitativi di rifiuti su aree, terreni e fondi agricoli in numerosi comuni della Regione Campania e Puglia, attività criminali messe in atto da un’articolata e pericolosa organizzazione criminale stabilmente dedita alla perpetrazione di numerosissimi reati ai danni dell’ambiente, nonché di truffa a pubbliche amministrazioni.
Ai sensi degli artt. 197, 239, 245 e 305 e segg. del D. Lgs. 152/06, la presnete vale come richiesta di interventi da parte delle Amministrazioni competenti, attesa l’estrema pericolosità derivante dalle attività criminali accertate in tema, in particolare, di smaltimenti illeciti di rifiuti.
Tanto si comunica per quanto di competenza; in attesa di riscontro alla presente si porgono distinti saluti.

S. Maria C. V. 16/08/2007

Il Sostituto Procuratore                                                                      Il Procuratore della Repubblica    

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Con questa testimonianza e con la rinuncia da parte del pubblico ministero ad ascoltare altri testi, si poteva già ipotizzare l’esito del processo, ossia che si stava andando verso la prescrizione (tutti i reati contestati, tranne quello di disastro ambientale sono prescritti: tra i capi di imputazione ricordiamo quello di distruzione e deturpamento delle bellezze naturali). Così come un avvocato difensore aveva poi fatto notare in aula, si poteva già ipotizzare che il capo di imputazione di disastro ambientale non sussistesse. In questo modo, con la conclusione rapida del processo nell’interesse dell’amministrazione della giustizia, si avrebbe avuto più tempo per affrontare questioni di ben più grave portata. Pertanto, il 14 febbraio 2018 (giorno deggli innamorati) si sarebbe potuto prendere atto che 980mila tonnellate di rifiuti illecitamente smaltiti non costituiscono un danno così ingente per l’ambiente da dar luogo a un cosiddetto “disastro ambientale”. Tanto più che il solo teste interrogato, alla domanda da parte del pubblico ministero se risultasse che questi sversamenti avessero prodotto dei danni alla salute dei cittadini, aveva prontamente risposto che ciò non risultava. Saranno quindi stati fatti studi epidemiologici i cui risultati sono davvero confortanti e di cui non siamo mai venuti a conoscenza. Intanto un avvocato chiede il dissequestro di tutti i terreni agricoli.
        
Repubblica Italiana, Tribunale di Salerno (aula 16), 14 febbraio 2018

Si può ascoltare la requisitoria del pubblico ministero che ricalca i timori da noi espressi in un comunicato del giorno 1 febbraio 2018: si chiede l’assoluzione per il solo capo d’imputazione sopravvissuto agli 11 lunghi anni dalla chiusura delle indagini, ossia, il disastro ambientale (tutti gli altri reati contestati sono già prescritti). Si prende effettivamente in considerazione il fatto che, non esistendo un impianto accusatorio solido, le 980mila tonnellate di rifiuti illecitamente smaltiti non dovrebbero costituire un danno così ingente per l’ambiente da dar luogo a un cosiddetto “disastro ambientale”. In ogni caso il pubblico ministero chiede al presidente di inoltrare ai comuni interessati dagli sversamenti una richiesta di intervento, per la salvaguardia della salute dei cittadini.

Dopo il clamore sullo smaltimento dei rifiuti in Campania, dovuta all’inchiesta di Fanpage, forse l’opinione pubblica potrà finalmente trovare un momento di conforto rispetto ai fatti legati ai processi quali, ad esempio, il processo Cassiopea. Potranno così essere smentiti, almeno in questo caso, i toni allarmistici della brava giornalista Rosaria Capacchione che in un suo articolo su Il Mattino del 5 luglio 2007 così esordiva: «Rifiuti tossici, Campania come Chernobyl». Sottotitolo: Smaltimento fuorilegge dei fanghi, scorie utilizzate come concime: 38 arresti, sequestrati 4 depuratori. Infatti, le inchieste e i successivi processi denominati Cassiopea e Chernobyl non possono essere considerati alla stessa stregua. Nonostante il fatto che entrambi i processi siano stati incardinati– inizialmente – a Santa Maria Capua Vetere, a seguito del rinvio a giudizio di due diversi gruppi di persone che si occupavano di smaltimento di rifiuti. Tanti rifiuti, a leggere le carte della Procura. E nononstante il fatto che il capo di imputazione più grave in entrambi i processi sia proprio il disastro ambientale (prescrizione: 12 anni). Per Cassiopea, infatti, le indagini si chiudono nel 2001 e il processo da Santa Maria Capua Vetere viene spostato a Napoli per un’eccezione della difesa. Dal Tribunale di Napoli il processo viene poi di nuovo trasferito a Santa Maria Capua Vetere, dove si estingue nel 2013. Per Chernobyl non è così. Dopo 11 anni, infatti, c’è una richiesta di assoluzione a Salerno, dove il processo è stato trasferito da Santa Maria Capua Vetere. Dal 7 marzo 2018, giorno in cui verrà letta in aula la sentenza, sarà quindi possibile far nascere un nuovo futuro fatto di consapevolezza, di sostenibilità dei processi produttivi, di rispetto per l’uomo e per l’ambiente, e di partecipazione vera ai processi democratici del Paese. Pur tuttavia, un avvocato delle parti civili richiede che si effettui un’indagine sui terreni ancora sottoposto a sequestro. Un altro avvocato di parte civile fa presente l’incongruenza tra quanto affermato dall’unico teste e quanto riportato nella richiesta di rinvio a giudizio dei 38 indagati. Si dà infine la parola a uno degli imputati il quale, dopo essersi professato innocente, dichiara in aula di aver fatto eseguire analisi del sangue ai suoi vicini di casa e parenti: stanno tutti bene. Il solito avvocato difensore chiede il dissequestro di tutti i terreni agricoli.

Repubblica Italiana, Tribunale di Salerno (aula 16), 7 marzo 2018

Si è votato da pochi giorni. Gli Italiani hanno chiesto un cambiamento di rotta alla politica italiana. Arriviamo in aula con tanti scatoloni disseminati qua e là: le nostre schede elettorali. La volontà del popolo italiano è ben custodita in quelle scatole, mi dico. In scatole simili, per anni, sono state custodite le ossa dei Trecento a Padula. La lettura della sentenza è rinviata, per l’acquisizione di un certificato di morte di uno degli imputati, al 28 marzo 2018.  

Repubblica Italiana, Tribunale di Salerno (aula 16), 28 marzo 2018
 
Ore 14:00 circa  Dopo una camera di consiglio che dura poco più di mezz’ora si può ascoltare la sentenza, letta dal presidente del collegio giudicante. In sintesi: capo d’imputazione f) disastro ambientale: assoluzione perché il fatto non sussiste; capi d’imputazione a), b), c) d), e): non si deve procedere per avvenuta prescrizione. Tutto come previsto. Il solito avvocato chiede il dissequestro di tutti i terreni agricoli.